Emozioni primarie
Blu, giallo, rosso
di Caterina Nobiloni
“Emerge allora la forza psichica del colore, che fa emozionare l’anima”
(W. Kandinsky, Lo Spirituale nell’Arte)
Un dialogo cromatico serrato e teso che tre artisti, molto diversi per provenienza e formazione, intavolano attraverso l’indagine dei colori primari. Un percorso cangiante, ingannevole persino, che è possibile esplorare in più direzioni, senza che la visione d’insieme ne risulti stravolta o deformata. Una triplice ricerca che segue l’ideale tracciato dell’emozione cromatica, declinandola in tutte le sue possibilità espressive. Nasce, da tutto ciò, un concerto di passioni, di estrinsecazioni artistiche e di sperimentazioni concettuali la cui nota di fondo è, sempre e comunque, la via del colore.
VALTER VARI E IL BLU
Secondo Kandinsky “la profondità la troviamo nel blu”; si tratta di quel tipo di profondità che attiene all’Anima, che ci riporta a noi stessi e a ciò di cui realmente siamo fatti nel nostro intimo. E’ lo stesso percorso à rebus che Valter Vari traccia durante le sue ricerche di oggetti dismessi e abbandonati, in una parola: passati. Di questi disparati ed eterogenei ritrovamenti egli mette in atto, più che un recupero nostalgico, una riscrittura artistica, dettata dalla necessità di lavorare su “tracce del passato”.
I lavori in mostra sono ricavati da un vecchio copri-materasso costellato di rammendi e rappezzature, da una tovaglia di fiandra che custodisce il segreto di infinite conversazioni al desco domestico, da un foglio di carta utilizzata per la pulizia di macchine fotocopiatrici e da lastre di piombo incise da un rullo che scorre, come il tempo.
E del tempo che è trascorso, queste “tele”, conservano tutto il fascino e tutto il peso, simboleggiato anche dalla base in ferro arrugginito – il disco di un vecchio morgano - che le sostiene e le mostra in tutta la loro preziosa fragilità e vulnerabilità.
Tracce di blu quale filo di Arianna che Valter Vari utilizza per non smarrire il cammino attraverso una dimensione nella quale, il trascorrere tempo, seppur percepibile, sfuma nella sospensione dell’attimo da lui evocato.
PASQUALE PAZZAGLIA E IL GIALLO
“Da un punto di vista psicologico (il giallo) può raffigurare la follia, intesa non come malinconia o ipocondria, ma come accesso di furore…” ed è proprio di tale energia cromatica, di questo furor di arganiana memoria, che Pasquale Pazzaglia si serve per installare un personalissimo sole-spirale composto da numerose pietre dipinte in tutte le calde tonalità che vanno dal giallo all’oro.
Raccolte su una montagna abruzzese della famiglia dell’artista, queste pietre trascendono il ruolo di mero supporto pittorico per divenire un supporto emozionale; ecco allora che lo spiraleggiante mosaico che ne risulta non è più, solamente, una composizione accademica, un esercizio di stile e di colta citazione (Palombara Sabina ha una pianta anch’essa spiraleggiante) ma si trasforma in un “puzzle dell’Io”, ricomposto secondo le leggi della nostalgia, della necessità introspettiva e dell’auto indagine.
Alle pareti, una serie di lavori fa da eco al motivo di questa opera centrale, ma la sua incredibile forza centripeta sembra risucchiare vorticosamente queste tele fino a squagliarne i colori per assorbirli.
MARINA BÜNING E IL ROSSO
“Il rosso che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell’interiorità in modo vitalissimo…”. Nell’installare un ambiente, un vero e proprio environment, dominato e strutturato dal colore rosso, Marina Büning opera una scelta radicale, immergendo lo spettatore in una straniante ed avvolgente atmosfera che si dipana da un angolo della parete e dilaga, appunto, verso l’intero vano, collegando tutti gli altri elementi, ulteriori e sanguigne note cromatiche tese a formare un insieme unitario.
Questo smisurato ed enigmatico “momento atemporale” si accosta, per analogia, ad un paesaggio onirico, uno di quei non-luoghi che, solamente durante il sonno, ci è dato di esplorare scevri dalle sovrastrutture e degli orpelli ingombranti della vita quotidiana.
Meta-fisico nel senso più letterale del termine, il lavoro di questa artista supera la contingenza della materia, pur servendosene con libertà, per raggiungere una dimensione nella quale, del mondo sensibile, non resta più che un’ombra, un’epifania vaga e fluttuante, una lontana traccia della memoria.
BLU + ROSSO + GIALLO
In pittura, mescolando i tre colori primari in parti uguali, si ottiene il grigio e lo si ottiene in una peculiare ed indecifrabile tonalità che sfugge alla fissazione retinica e sembra sempre sul punto di virare nel colore. Non si tratta del sordo e spento tono derivante dalla somma del bianco e del nero, ma di una multiforme e pulsante cromia alla quale basta pochissimo per assumere una sfumatura differente.
È esattamente a questo fecondo e fascinoso colore che ci si vuole riferire in conclusione del ragionamento sull’emozione cromatica, prendendolo quale sintesi ideale di un discorso che analizza individualmente i tre colori base ed altrettante forme di vis artistica su di essi misurate.
2005